Cefalea cronica

Migliorano diagnosi e terapia con la “superstrada” a 4 livelli. Il giusto percorso permette un trattamento più efficace e sostenibile.
È innovativo il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) messo a punto da un gruppo di esperti del Lazio per una migliore diagnosi e la scelta di terapie più efficaci per le cefalee.
La cefalea è una patologia complessa che si manifesta con diversi sintomi ma che ha come denominatore comune in tutti ì casi il dolore che la rende invalidante per il paziente. Un problema che, se non trattato adeguatamente, è destinato alla cronicità. “La cefalea cronica è una condizione in cui il dolore alla testa è presente almeno 15 giorni al mese e, per alcuni, per tre mesi e risponde ai criteri dell’International Headache Society” spiega il professor Paolo Martelletti, Direttore dell’U.O. Centro di Riferimento Regionale per le Cefalee dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma” e talora è il risultato di una cefalea primaria non diagnosticata e non trattata adeguatamente. Il mal di testa infatti è considerato un disturbo minore e sino ad oggi godeva di scarsa considerazione”.
Le cefalee primarie croniche (CPC) interessano il 2% della popolazione, ma si pensa che il dato sia sottostimato, come precisa Francesco Amato, Presidente di Federdolore. “Pochi sanno che si tratta della settima causa di disabilità nel mondo, con costi che raggiungono i 3,5 miliardi di dollari l’anno in termini di terapie e costi sociali, tra cui assenze dal lavoro e mancata produttività. C’è inoltre una quota sommersa di persone che soffre di emicrania (più del 10% della popolazione) e cefalea tensiva (dal 20 al 30%) e ricorre a terapie da banco e trattamenti fai-da-te, eppure la cefalea cronica è poco considerata dalla medicina territoriale. I trattamenti autogestiti sono pericolosi, i rischi prevedono l’uso improprio dei farmaci, reazioni avverse, tossicità, ma anche abuso sino alla dipendenza. Serve invece u.n percorso di cura personalizzato”. Un gruppo di lavoro indipendente ha lavorato alla stesura di un nuovo PDTA, ovvero una presa in carico del paziente e sua gestione globale attraverso un network di centri specializzati per ciascun livello di cura. Tale PDTA è già attivo in alcune realtà sanitarie della Regione Lazio che presenta importanti novità, come spiega Martelletti: “Innanzitutto è nato dallo sforzo spontaneo degli esperti della patologia che hanno deciso un approccio multidisciplinare e che prevede ben 4 livelli di assistenza: due territoriali e due ospedalieri. Questo rappresenta una differenza sostanziale rispetto ai PDTA a tre livelli già recepito dall’Emilia Romagna. Il percorso è molto semplice e proprio per questo estremamente efficace e parte dalla proposta di cinque domande che permettono di stabilire lo step successivo e il corretto indirizzamento al Centro Cefalee da parte del Medico di Medicina Generale”.
Il gruppo di lavoro formato da clinici, società scientifiche, associazioni di pazienti, manager della sanità pubblica ha lavorato per includere nel processo di cura tutte le figure professionali, includendo la medicina territoriale come prima frontiera e poi aggiungendo sia ì neurologi che gli specialisti di Terapia del Dolore per un percorso che sia analogo a quello previsto per altre patologie che afferiscono alla Rete del dolore cronico non oncologico. E le Società Scientifiche coinvolte lo stanno implementando, verificando significativi risultati in termini di costo-efficacia.

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