Calo della libido
La funzione sessuale maschile comprende quattro fasi tra loro interdipendenti: anzitutto il desiderio, a cui segue la eccitazione con erezione, la eiaculazione con orgasmo, la risoluzione del processo erettile con soddisfazione della coppia. Il desiderio o libido è il primo stadio della risposta sessuale, ed è legato all’attrazione sessuale. Biologicamente il livello di libido è correlato a quello degli ormoni androgeni (testosterone) circolanti nel sangue: nel maschio il livello degli androgeni circolanti si mantiene generalmente, e sino alla senilità, entro valori adeguati a sostenere la libido. Un basso livello di desiderio sessuale può essere presente fin dall’adolescenza o dalle prime esperienze (per cui si parla di calo “primario” della libido) oppure può comparire dopo un periodo di normalità per cui è un calo secondario della libido.
Le cause della riduzione della libido, talora anche a rapida insorgenza nel giro di pochi mesi, sono molteplici: fattori psicosessuali evolutivi, motivazionali e relazionali nella coppia, la depressione, l’ansia di prestazione, L’utilizzo di psicofarmaci, cause organiche, ecc… Lo stress cronico in ambito sia lavorativo che familiare (figli, problemi economici, alterazione dei ritmi del sonno, un sonno non ristoratore, ma pure sport agonistico o semplicemente intensa erezione. Un eccesso di attività sportiva amatoriale, ecc…) è attualmente secondo un recente studio della Dott.ssa Ghislaine Paris una delle cause principali per cui gli uomini anche in età media se non giovanile addirittura, bussano sempre più frequentemente allo studio dello specialista andrologo o urologo-andrologo, dichiarando con imbarazzo di non aver più quel “chiodo fisso” rappresentato dall’appetito sessuale. È pertanto quanto mai incisiva ed efficace l’affermazione, credo napoletana ma con validità universale, che “il sesso non vuole pensieri”. Esistono anche cause specificatamente endocrinologiche così l’iper-tiroidismo è associato nel 70-80% dei casi ad un calo della libido, ma pure i pazienti con ipotiroidismo lamentano frequentemente perdita della libido e della prolattina nel sangue provoca frequentemente il deficit del desiderio sessuale e richiede sempre approfondimenti diagnostici in quanto la cause dei una iper-prolattinemia possono essere dovute a malattie ipotalamiche cerebrali, o a disturbi ipofisari talora seri. Molti farmaci, utilizzati per le più varie patologie, possono interferire negativamente sul desiderio sessuale: cimetidina, ranitidina, antiaritmici calcioantagonisti, antiipertensivi, ipocolesterolemizzanti, antiandrogeni, finasteride, dutasteride ecc. ecc. In campo pure dermatologico, alcuni farmaci per combattere le affezioni fungine come il ketoconazolo, il fluconazolo, o alcuni farmaci antivirali possono influenzare negativamente la attività sessuale. Tutto ciò non deve assolutamente consigliare al paziente di sospendere un certo farmaco o ridurre il dosaggio prescritto dal Medico di famiglia o da Medici specialisti per una particolare patologia, in quanto il “fai da te” è decisamente dannoso, se non addirittura pericoloso.
Che fare in questi casi?
È ovvio che la diagnosi e pertanto la identificazione della o delle cause del deficit della libido è la base fondamentale per poter impostare la cura più efficace, che sarà personalizzata e pertanto specifica per quel determinato paziente. Ciò è possibile rivolgendosi al Medico di famiglia o direttamente allo Specialista Andrologo o Urologo-Andrologo che dovrà valutare anzitutto se si tratti di patologia organica (ormonale, vascolare, neurologica, fibrosi dei corpi cavernosi, ecc..) oppure se patologia esclusivamente psicogena, anche se il deficit erettile è ben noto come sia sempre associato, anche in caso di cause organiche ben identificabili, a fattori psicogeni che amplificano e mantengono il deficit sessuale stesso. Pertanto sarà indispensabile anzitutto una visita accurata degli organi genitali esterni (pene, testicoli, prepuzio) ma pure interni (prostata, vescicole seminali). Quindi lo specialista potrà consigliare esami ematologici (testosteronemia, prolattinemia, glicemia, colesterolo-trigliceridi, ecc) e pure ecografie ed ecocolordoppler dei corpi cavernosi, e penogramma radioisotopico che consente la valutazione accurata della circolazione arteriosa-venosa del pene senza dover ricorrere ad accertamenti invasivi con erezioni provocate dalle prostaglandine iniettate nel corpo cavernoso.
Anche le patologie strettamente “dermatologiche” del prepuzio o del glande, come le balaniti, balanopostiti, psoriasi, balanite di Zoon, lichen sclerosus, lichen planus, ecc… causando “fastidiosi disturbi” al paziente durante la erezione e prima ancora della penetrazione, provocano di conseguenza un ridotto desiderio sessuale o addirittura mancanza di libido: da ciò la importanza di una visita specialistica uroandrologica.
Sono certamente fondamentali ed indispensabili le terapie farmacologiche che verranno prescritte dallo Specialista urologo-andrologo sulla base dei riscontri diagnostici, ma oggidì trovano spazio terapeutico anche alcuni estratti vegetali, sottolineando in tal modo il positivo “potere nascosto” delle piante. Non si conosce ancora perfettamente il meccanismo di azione di tutti questi estratti vegetali ma sembrerebbe che consentano una azione tonica sull’organismo, esercitando proprietà anti-stress e toniche psicofisiche, e che alcuni di questi fitoterapici abbiano anche la capacità di aumentare il rilascio di ossido nitrico dall’endotelio cavernoso favorendo la vasodilatazione ed un migliore afflusso di sangue a livello penieno: il paziente potrà reperire tutti questi rimedi naturali presso il proprio Farmacista di Fiducia sentendo sempre il parere del Medico di famiglia o dello Specialista uro-andrologo. Ricordo a tal proposito i seguenti estratti fitoterapici, reperibili dal Vostro Farmacista:
Yohimbine, alcaloide con effetti stimolanti ed afrodisiaci proveniente da un albero diffuso nel continente africano, Panax Ginseng, pianta originaria dell’Asia Orientale, Muira Puama, Maca Andina, Damiana, Astaxantina, Griffonia, Cordyceps Sinesi, Gínko Biloba, ecc…
Che dire degli “afrodisiaci”? Il terzo millennio è nato all’insegna dell’eros esasperatamente. farmacodipendente e di un fallocentrismo altamente sofisticato e tecnologico con orgasmi garantiti “a comando, e fallo prontamente in erezione come il Dio Min o le statuette Atzeche mediante il supporto delle più svariate pillole e addirittura le iniezioni di “propellenti idraulici” (rappresentati dalle prostaglandine) iniettati nel corpo cavernoso del pene, ma la validità dell’afrodisiaco, sia pure come placebo, persiste, tutt’oggi. Basti pensare ad una deliziosa cenetta (senza necessariamente fare ricorso agli afrodisiaci “storici” quali il corno di rinoceronte, i testicoli di cigno, le lingue d’oca, i testicoli di gallo, la mosca spagnola cantaride, il pene di toro o di tigre: il lettore troverà facilmente articoli e libri sul tema “Venere in cucina” e cibi afrodisiaci) al lume di candela in un contesto psicologicamente favorevole (week-end o ferie), con ridotti fattori di stress, sonno qualitativamente ottimale, buon vino in quantità tale da allentare i freni inibitori, e… maggior disponibilità anche della partner, non dimenticando mai il grandissimo rilevante ruolo dei sentimenti, della fantasia e della immaginazione.
Prof. Alberto Roggia
Specialista in Urologia e Chirurgia Plastica
Docente a contratto Università di Pavia in
“Androloga impotenza, disfunzioni erettili e disfunzioni sessuali maschili”
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