Belladonna: uno sguardo verso il buio

Pomeriggio. Improvvisamente, sento il cuore battere più veloce ed un forte calore alla testa e al collo; ho sete, la mia bocca è secca ed ogni cosa mi infastidisce: i rumori, le luci.
Io, che non ho mai avuto mal di testa, ho nel capo una specie di pulsazione battente mai provata. Mi tocco il collo, è caldissimo, o le mie mani sono gelate, mi guardo allo specchio e mi vedo… brillante, gli occhi lucidissimi, le gote rosse, ma sono in ansia, esco, ho voglia di andare, e nella strada tranquilla mi calmo, la luce verde della farmacia brilla nel pomeriggio primaverile, rassicurante, presente tra le strade e le piazze in cui corriamo veloci.
Entro in quell’ambiente colorato e tranquillo e la misurazione della pressione conferma che davvero c’è qualcosa di strano, il tumulto che ho dentro è anche pressione alta, e l’ansia sale. Le stesse mani gelide, lo stesso calore al volto accompagnavano l’improvviso salire della febbre quando da piccola il freddo mi colpiva in inverno inaspettato e traditore, allora avevo anche incubi terribili, di insetti neri e mostri scuri, ed una volta presi anche il rimedio omeopatico Belladonna, che mi guarì in fretta. Lo prenderei anche oggi, con queste grandi pupille è come se guardassi il buio del tempo, e l’ansia di oggi è peggio degli incubi notturni dell’infanzia.
Belladonna, la pianta velenosa conosciuta fin dall’antichità, è utile per infiammazioni intense ed acute, deliri febbrili, e, forse, anche per l’ansia che ora mi stringe la gola. Atropa Belladonna è un farmaco usato in omeopatia, la cui origine è antichissima. La pianta, velenosa, una Solanacea molto diffusa in Europa, Asia, Africa del Nord, è spesso tra noi senza che la riconosciamo, al bordo di un bosco, nell’angolo di un giardino, ha delle scure bacche lucenti, dei bei fiori, un sottile cattivo odore e tutte le parti sono impregnate di alcaloidi velenosi, le radici soprattutto, ma anche le bacche, le foglie ed i fiori: questi alcaloidi hanno il nome suggestivo di Atropina, iosciamina, scopolamina. Il nome di atropina deriva dal nome della parca che recideva il filo della vita (le altre parche sono Lachesis che distribuisce i giorni, e Cloto che li fila). Il nome della pianta è anche infatti “Solanum letale” o “Morella furiosa”e “Deadly nighshade”, le sue bacche sono anche dette “Devil’s cherries“. Lo studio di questa pianta deriva dagli studi di tossicologia, per i frequenti avvelenamenti accidentali, ma nella storia e nella mitologia, nella letteratura e nella magia Belladonna è presente col suo intenso potere allucinatorio. Si dice che le Menadi, adoratrici di Dionisio, usassero Belladonna per andare in trance, che l’unguento delle streghe, utilizzato per il sabba, fosse fatto con Belladonna e che sciamani, incantatori e dame rinascimentali, soprattutto veneziane, ne facessero un uso attento. Le dame, per accrescere la loro bellezza con le grandi pupille dilatate (uno degli effetti della solanacea letale), gli sciamani e le streghe per sognare di volare, di levitare e per vedere il mistero nel loro delirio.
Nella farmacologia del secolo scorso si sono ancora impiegati estratti di Belladonna per farmaci antispastici, sedativi, antisecretori, ma l’uso della pianta come tale (fitoterapico) è stato abbandonato perché poco riproducibile e rischioso, per ricorrere ai singoli alcaloidi ormai di sintesi. La iosciamina, l’atropina, la scopolamina, gli alcaloidi della belladonna dagli effetti che si definivano un tempo ”parasimpaticolitici” ora sono meglio definiti dal termine “antimuscarinici” e sono ormai sintetizzati a centinaia nel laboratorio per usi farmacologici diversi, dalla malattia di Parkinson, ai disturbi oculari, alle induzioni delle preanestesie in chirurgia.
Belladonna, preparata alle diverse diluizioni come farmaco omeopatico, riesce a esplicare i suoi effetti terapeutici in situazioni intense, improvvise, ma come riconoscere quando può essere la soluzione adatta per noi?
La tossicologia ci racconta di avvelenamenti con secchezza delle fauci, midriasi (pupille dilatate), tachicardia, cute bruciante ed arrossata, agitazione e delirio anche per giorni, temperatura corporea elevata. Si è creata una sorta di filastrocca tossicologica che dice: “secco come un osso, cieco come un pipistrello, rosso come una rapa, matto come un cappellaio”.
L’omeopatia con la “materia medica” ben organizzata ci parla di intensa ed improvvisa congestione vascolare (come il momento di ipertensione e di ansia della nostra cliente della farmacia), di febbre improvvisa che si esaurisce rapidamente, di sindromi febbrili con dolori intensi, come una faringe fortemente bruciante, di tosse secca spasmodica soprattutto dolorosa la sera e la notte. È un farmaco omeopatico adatto a soggetti vigorosi e vitali, vivaci e gioiosi quando stanno bene, ma violenti e deliranti quando stanno male, come un bambino tranquillo che vede mostri quando ha la febbre, o una persona equilibrata che si sente minacciata ed ha momenti di panico o rabbia.
Alcuni farmaci complessi omeopatici hanno Belladonna nella loro formula, sono soprattutto quelli studiati per le infiammazioni dell’apparato respiratorio, dell’apparato digerente, e per l’ansia. Pensando a momenti difficili della nostra vita e di quella di persone a noi care è spesso possibile sospettare che si sia trattato di sintomi riconducibili a Belladonna. È bene chiedere consiglio all’omeopata esperto con la consapevolezza che i rimedi omeopatici usati bene possono essere preziose risorse in diversi momenti della vita.

Anna Maria Coppo
Farmacia San Giuseppe
Settimo Torinese (TO)

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