All’ombra della luna: il ciclo – parte 2

Salute Mentale psicologia ciclo mensile

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Il ciclo mensile

Il ciclo mensile è un’esperienza che influenza il modo di pensare, la psiche e il comportamento di tutte le donne

Altro caso clinico

L’arrivo della prima mestruazione non è un evento sempre immediatamente accettato.
A questo proposito mi torna in mente quanto vissuto con S. Aveva dodici anni quando è arrivata in studio accompagnata dalla mamma, la signora D., molto preoccupata da una serie di tentativi effettuati dalla figlia per nascondere l’arrivo del menarca, avvenuto 5 mesi prima. Assorbenti sporchi e mutandine nascosti sotto il letto sono stati i primi segnali di un rifiuto del ciclo inizialmente negato dalla bambina.

Dopo i primi colloqui di assessment (un certo numero di sedute che seguono il primo contatto telefonico nel corso delle quali la persona accolta mette a fuoco la sua domanda e, in base a quanto emerge, il terapeuta valuta se e come procedere), il lavoro di riconoscimento e accompagnamento alle trasformazioni cui il femminile va incontro dalla comparsa del menarca fu condotto con la Signora D.

Le sedute furono importanti per alleggerire S. da un carico che si era trovata a non sapere come gestire, fino a quando alla mamma non fu chiaro che l’esperienza della mestruazione poteva essere qualcosa di molto diverso da quello che le era stato spiegato quando il menarca era stato il suo, molti anni prima, un’esperienza oggi più libera da molti tabù.

La parola Tabù deriva dal polinesiano “Tapua”, che significa sia sacro che mestruazione (J. Grahn, Blood, Bread and Roses, How Menstruations Created the World, Boston, Beacon Press Books). In molte culture la mestruazione è considerata qualcosa di potente o talvolta di sporco. Se pensiamo alla visione dei Nativi Americani ci apriamo a quello che per loro soleva essere un momento di potere per le donne, la via di un accesso naturale ad una realtà allargata (Pope, 2011). Mentre, per esempio, nella cultura giudaica si prescrivevano norme di purificazione inerenti i contatti sociali e sessuali.

In chiave antropologica possiamo cogliere l’elemento dell’impurità, ed è questo un aspetto che può mobilitare vissuti di limitazione e condizionamento. In un’ottica evolutiva, invece osserviamo che le bambine hanno, a un certo punto del loro sviluppo, una percezione del ciclo mensile femminile, della loro mamma o delle altre donne adulte. E la conoscenza su questo evento, proveniente da circostanze e situazioni educative differenti, risulta essere più o meno avvolta da apprensione.

Dolore e timore sono alcuni dei vissuti evocati sia nelle donne che negli uomini al pensiero del ciclo, con le naturali variazioni individuali. L’elaborazione di questi vissuti da parte della donna è evidentemente più strettamente connessa alla propria corporeità (A. Imbasciati, La donna e la bambina, Franco Angeli, Milano, 1990).

Perché il mio flusso vitale interiore è bloccato?

Come posso liberarlo? Come posso trovare me

stessa e sentirmi sicura della mia identità?

Diari
di Sylvia Plath

Sebbene si tratti di uno dei processi più fisiologici e naturali cui ogni donna va incontro, le mestruazioni anche in tempi moderni provocano ancora reazioni di vergogna. La storia di G., dal suo primo incontro con il ciclo, è costellata di NON: «Non si può fare il bagno, Non si devono toccare le piante, è meglio Non dire che ti sei sviluppata, sono cose tue!». L’arrivo in uno spazio dove il femminile si presenta, a partire dai dipinti alle pareti, come una direzione verso la quale si può andare con serenità, è stato riconosciuto immediatamente come l’incontro con un vissuto nuovo e antico a un tempo.

Non appena G. scoprì di poter vivere meno oppressa dalla tirannia dei “Non si deve e Non si può”, mi disse di sentirsi “più in pace con se stessa”. Un anno dopo l’inizio del nostro percorso, raccontando i vissuti percepiti durante le differenti fasi del ciclo, si accorse di attraversare delle vere e proprie fasi emotive. Dalla “sensazione di apertura” avvertita nella prima metà, andò verso un “senso di potere nell’affrontare anche situazioni complesse” nella seconda metà. Nei giorni che precedevano l’arrivo del flusso disse di sperimentare uno stato di “sensibilità accentuata”, quasi di meditazione, per entrare poi con l’arrivo del ciclo in uno stato di eccitazione e di “pienezza” appagante.

Scrivere: cercare meticolosamente di trattenere

qualcosa, di far sopravvivere qualcosa… lasciare,

da qualche parte, un solco, una traccia…”

Specie di spazi
di Georges Perec

Le occasioni nelle quali le donne si ritrovano a condividere il loro personale rapporto con il ciclo sono state nella mia esperienza sempre ricche di preziose sfumature. La conduzione di gruppi sul femminile è un’attività molto stimolante in quanto suscettibile di attivare molte donne che vi partecipano sul versante della creatività.

Ricordo che, durante un gruppo di Scrittura e Cura sul ciclo femminile, più di una donna disse di non voler avere rapporti sessuali durante le mestruazioni e quando fu chiaro che non esistevano controindicazioni fisiologiche ai rapporti durante il ciclo, la sorpresa di riconoscersi simili nella distanza che proprio in quei giorni anche i rispettivi compagni mantenevano nei loro confronti fu grande.

Verbalizzare il disagio ed esprimerlo con la Scrittura prima e con il lavoro di Cura durante e dopo, oltre a suggerire atteggiamenti più in contatto con l’aspetto rigenerante che il ciclo porta con sé ogni mese, si rivela una modalità particolarmente idonea all’esplorazione di sé. Pensare a fondo e vicino alle cose, è questo che ci si sorprende a fare quando si inizia un percorso di maggior conoscenza di sé.

Pensare è anche, in questo genere di situazioni, varcare i confini oltre i quali si può imparare a sentire la potenza riproduttiva che ogni mese ci attraversa sorprendendoci ogni volta che riusciamo ad accogliere la nostra femminile creatività.

Gladys Pace
Psicologa-psicoterapeuta, specialista in Psicologia clinica

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